5 ottobre 2021 – Giornata mondiale degli insegnanti
Torna a casa tardi questa sera il prof. Reho, sono quasi le 20:00. Chiude la scuola. Giornata lunga, difficile. La serata è umida, è piovuto. Si reca a casa, posa le chiavi su un tavolo freddo, una cena preparata in fretta (non sa cucinare), una telefonata per far sapere a Lecce che è ancora vivo e poi un rapporto ravvicinato con il divano. Non ricorda nulla di ciò che oggi ha fatto, non riesce a riavvolgere il nastro dalla mattina, si fa prima a pensare a ciò che si deve fare domani. Quel che oggi è stato, va da sé. Un’occhiata a Facebook (non scrive mai niente lui) ed improvvisamente si accorge da alcuni post che oggi, 5 Ottobre, è la giornata mondiale degli insegnanti.
Lo invade un sentimento quasi di vergogna per non aver rivolto gli auguri ai suoi docenti, per essersi lasciato sfuggire un’occasione di dimostrare vicinanza e condivisione. Ormai è tardi, sono quasi le 22:30. E si interroga su quali parole avrebbe potuto dire, quale messaggio diffondere, per dare coraggio a chi ogni giorno, nella fatica, nelle difficoltà, svolge con impegno il proprio lavoro. Magari in silenzio, senza lamentarsi di nulla, nell’intento di assolvere ad un alto compito: insegnare. Ma cosa significa insegnare? Il prof. Reho è stato un docente, ama il latino, lo sa bene che il termine insegnare deriva da “insignare” che letteralmente vuol dire “incidere, imprimere dei segni” (ovviamente nella mente, ma in modo corretto……). Non è un mestiere facile, bisogna fare attenzione, ma è sicuro che i suoi “incisori” siano all’altezza del compito affidato loro. Una fiducia che non comprende da dove derivi, ma sente che c’è e che esiste. Non li conosce tutti, qualcuno dà più problemi di altri, inutili problemi, sembra non sappia fare altro, e non si può essere sicuro di tutti, nemmeno di chi si pensa di conoscere. L’animo umano è strano a volte. Ma questo pensiero rifugge dalla sua mente, perché pensa che il suo compito sia quello di far capire a tutti che una Scuola aperta a tutti, accogliente, dove si possa crescere insieme, è possibile. E’ il solito visionario, lo conosciamo ormai da due anni, avrebbero dovuto bocciarlo a quel concorso! Non si può pensare al mondo della Scuola in questo modo. Le idee sono “pericolose” perché poi se si crede…in fondo…si possono realizzare.
Allora i pensieri finiscono per perdersi qui, lasciando il posto alla speranza.
Ma non è ancora finita, caro professore, non puoi concludere in questo modo, non puoi cavartela così, perché ancora, quel messaggio non l’hai scritto.
Non ci pensa troppo, la soluzione è nella semplicità delle cose, non servono troppe parole (ne ha già scritte tante, i suoi docenti rischiano di stancarsi, sono le 22:40).
Basta dire, semplicemente, “grazie perché ci siete, per tutto quello che ogni giorno fate“.
Giuseppe Reho